Il peso di un’ape
Un’ape pesa circa 90 mg, può trasportare fino a 15 mg di polline e 40 mg di nettare1. Questo è il peso di un’ape, ma questi numeri non rendono importanza al “peso” dell’ape, o meglio della colonia, verso l’ambiente e verso l’uomo. Questo valore è infinitamente più elevato, anche se spesso non viene tenuto in giusta considerazione. Anche tra gli addetti ai lavori.
In una società dove il valore di ogni bene viene quantificato e monetizzato, si tende a considerare come prioritario l’aspetto economico. Anche l’apicoltura non si sottrae alle dinamiche del mercato e il lato economico è da tenere in giusta considerazione. Escludendo realtà che fanno apicoltura su vasta scala, in maniera intensiva e commerciale, e focalizzando invece la nostra attenzione sui piccoli produttori che allevano le api per passione e per amore del territorio che li ospita, è chiaro che anche l’aspetto economico abbia una certa importanza. Specialmente ora, che l’apicoltura accusa in maniera ancora più drammatica i problemi connessi ai cambiamenti climatici in atto, alle nuove patologie, alle pratiche agricole e, non da ultimo, all’abbandono dei territori di montagna. Le risorse che derivano dalla vendita dei prodotti apistici (non solo miele, ma anche cera, propoli, pappa reale e persino regine e nuclei) ci consentono di investire ulteriore tempo, energie e risorse nell’apicoltura. Specialmente per i piccoli apicoltori il ritorno economico è importante, non tanto per il guadagno fine a se stesso (che spesso è ben poca cosa), ma per rientrare nei sempre maggiori costi e oneri di gestione dell’apiario e come stimolo per continuare l’attività di custodi del patrimonio apistico.
La cura delle api da parte dell’uomo è, ora più che mai, fondamentale per la sopravvivenza di questo insetto sociale.
“È drammaticamente ironico che la principale minaccia all’esistenza delle api, ma anche la loro possibilità di sopravvivenza, siano riconducibili allo stesso soggetto: l’uomo.”
La morìa delle colonie di api, quasi estinte allo stato selvatico, rende quindi necessaria la diffusione di un’apicoltura consapevole e attenta, dove al centro del sistema sia l’ape.
Ma non è solo l’essere umano ad essere legato alla sopravvivenza dell’ape, è altrettanto vero anche il contrario. Ed è questo il vero e schiacciante “peso” dell’ape: il suo ruolo ecologico di impollinatrice che, fin dall’alba dei tempi, ha assicurato la riproduzione e la diffusione delle specie vegetali alla base della catena alimentare. Anche della nostra alimentazione quotidiana: alcuni studiosi hanno dimostrato che più di un terzo del nostro cibo è prodotto da api e altri insetti impollinatori. Il ruolo delle api, gli insetti impollinatori più efficaci per quantità e varietà di fiori visitati, è quindi essenziale per il mantenimento della biodiversità e per la nostra sopravvivenza.
È in questo contesto che si deve collocare l’apicoltura moderna. Un sistema dove in maniera reciproca, ma soprattutto onesta, l’uomo mantiene prospere le sue colonie e, le colonie, rendono i loro prodotti all’apicoltore, ma soprattutto all’ambiente e al territorio che le ospita.
Agli appassionati di economia, a quelli che devono trovare il vantaggio economico in ogni aspetto, consiglio la visione di “More than honey”2. In questo interessante documentario, tra le varie cose, viene quantificata la ricaduta economica relativa al lavoro di impollinazione delle api.
Un lavoro che le api svolgono gratis. Chiedono solo di poter continuare a vivere.
—
1 J. TAUTZ, “Il ronzio delle api”, Springer-Verlag Ed., Milano 2009.
2 M. IMHOOF, “More than honey”, Zero One Film, 2012.
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